Luigi Pirandello  1867-1936

"Sono guarito, signori: perché so perfettamente di fare il pazzo, qua; e lo faccio quieto!                                          Il guaio è per voi che la vivete agiatamente, senza saperla e senza vederla la vostra pazzia."


Uno, Nessuno, Centomila

 

Questo romanzo, l'ultimo di Pirandello, pubblicato nel 1926, riesce a sintetizzare il pensiero dell'autore nel modo più completo. Il protagonista Vitangelo Moscarda, infatti, può essere considerato come uno dei personaggi più complessi del mondo pirandelliano, e sicuramente quello con maggior autoconsapevolezza. Vitangelo Moscarda, è una persona normale, che ha ereditato da giovane la banca del padre e vive di rendita. Un giorno, scherzosamente,

la moglie gli fa notare che il suo naso è leggermente storto, inizia ad avere una crisi di identità, a rendersi conto che le persone intorno a lui hanno un'immagine della sua persona completamente diversa da quella che crede lui. Da quel momento l'obiettivo di Vitangelo sarà quello di scoprire chi è veramente lui. Decide quindi di cambiare vita (rinunciando ad essere un usuraio) anche a costo della propria rovina economica e contro il volere della moglie che nel frattempo è andata via di casa. Da tale sforzo verso un obiettivo irraggiungibile nascerà la sua follia. Inizia così la serie delle pazzie di Moscarda: prima sfratta un povero squilibrato, Marco di Dio, dalla catapecchia che persino il padre usuraio, per pietà, gli aveva concesso gratuitamente per donargli una casa più grande.

In seguito impone agli amministratori di liquidare la banca paterna, maltratta la moglie Dida (che pur ama) e la induce a lasciarlo. A questo punto i due amministratori, la moglie e il suocero sono contro di lui. Viene informato della macchinazione da Anna Rosa, un'amica di Dida, ed egli, rivelandole le proprie considerazioni sull'inconsistenza della persona, sulle forme che gli altri ci impongono, l'affascina, ma fa anche saltare il suo equilibrio psichico, e la donna, con gesto improvviso e inspiegabile, gli spara, ferendolo gravemente. Ne nasce uno scandalo enorme: tutta la città è convinta che tra lui e Anna Rosa ci sia una relazione colpevole. Dona tutti i suoi averi per fondare un ospizio di mendicità, ed egli stesso vi viene ricoverato. Il protagonista, in questo ospizio arriverà alla follia totale, dove però si sentirà libero da ogni regola, in quanto le sue sensazioni lo porteranno a vedere il mondo da un'altra prospettiva. Vitangelo Moscarda conclude che, per uscire dalla prigione in cui la vita rinchiude, non basta cambiare nome, dunque, l'unico modo per vivere in ogni istante è vivere attimo per attimo la vita, rinascendo continuamente in modo diverso.

 

Analisi

 

Il titolo del romanzo è una chiave di lettura per comprenderlo fino in fondo, infatti quella di Vitangelo Moscarda è la storia di una consapevolezza che si va man mano formando: la consapevolezza che l'uomo non è Uno, e che la realtà non è oggettiva. Il protagonista passa dal considerarsi unico per tutti (Uno, appunto) a concepire che egli è un nulla (Nessuno), attraverso la presa di coscienza dei diversi se stesso che vi sono nel rapporto con gli altri (Centomila). In questo modo la realtà perde la sua oggettività e va a finire nel mondo del relativismo. Nel suo tentativo di distruggere i “centomila”, viene preso per pazzo dalla gente, che non vuole accettare che il mondo sia diverso da come lo immagina. Vitangelo Moscarda è colui che ha capito che le persone sono "schiave" degli altri e di se stesse. Egli vede gli altri vivere in questa trappola, ma neanche lui ne è completamente libero: il fatto che la gente l'abbia preso per pazzo è la dimostrazione che non è possibile distruggere le centomila immagini, a lui estranee, che gli altri hanno di lui. La fine del romanzo è molto profonda, conclusione degna per un'opera di questa portata. Il rifiuto totale della persona comporta la frantumazione dell'io


Cannalire Francesca 5I Design

Liceo Artistico e Musicale "Foiso Fois" Cagliari 

https://gaetanopescelac.jimdo.com