Ilse Kholer : pochi avrebbero sospettato che dietro questo volto sorridente ed ingenuo si celasse uno dei più spietati aguzzini nazisti che il regime ebbe mai partorito.
Nacque il 22 settembre 1906 a Dresda, crebbe in una realtà rurale tranquilla, il padre era operaio, a scuola gli insegnanti la consideravano una ragazza tranquilla e posata, con alle spalle una solida famiglia premurosa. Sappiamo anche che era molto popolare tra i ragazzini.
A 15 anni lasciò la scuola per andare a lavorare in fabbrica, poco tempo dopo venne assunta come bibliotecaria.
Erano gli anni immediatamente successivi al Primo Conflitto Mondiale, la Germania era prostrata dalla crisi economica e dalle ingenti perdite subite durante la guerra, inoltre il Trattato di Versailles (1919) pesava sulle coscienze del popolo tedesco come un macigno, rendendo ancora più precaria la già fragile stabilità politica della Repubblica di Weimar.
In mezzo al grigiore degli anni Trenta, Ilse iniziò ad accorgersi che un movimento politico iniziava a guadagnare ampi consensi tra la popolazione tedesca: si trattava del Nationalsozialistische Deutsche Arbeitpartei, il Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori, alla cui guida vi era il carismatico reduce e artista fallito Adolf Hitler.
Ilse seguiva sempre con maggior interesse le adunanze dei baldi giovanotti, desiderosi di rivincita, che partecipavano alle manifestazioni del NSDAP; ciò grazie anche ad alcuni agganci con gli uomini delle SS.
Una volta che Hitler fu al potere, Ilse venne assunta come segretaria da Himmler in persona (il Reichsfuhrer delle SS). Una sera del 1936 Ilse si sposò con Karl Koch in un boschetto di querce secondo i riti occulti praticati dalle SS. La coppia doveva rappresentare il modello di una nuova razza emergente che avrebbe dominato su tutti gli altri untermensch: gli ariani.
Karl Koch era, in realtà, un ex dipendente di una banca frustrato e con un matrimonio alle spalle. Divenuto ufficiale delle SS (nella foto sopra lo vediamo con le mostrine da Maggiore delle SS - Totenkopf, poi diventerà Colonnello) era il modello di nazista, preciso, maniacale e disposto ad applicare la disciplina con l'uso della violenza. Adorava percuotere i prigionieri con un frustino sul quale erano legate delle lamette da rasoio, utilizzava la tortura dello schiacciapollici e dei ferri per marchiatura.
Nel 1939 i suoi superiori notarono le sue potenzialità e gli affidarono il comando del campo di concentramento di Buchenwald, lì Karl si sistemò con la moglie Ilse. Buchenwald fu costruito nel 1937 dai prigionieri ebrei che vi risiedevano, a prezzo di un numero spropositato di vite umane. Il campo comprendeva tre siti principali, più gli alloggiamenti delle SS, gli uffici amministrativi, le fabbriche e altri 130 campi satelliti, in cui si trovavano i prigionieri politici, i prigionieri di guerra ecc, mentre gli elementi antisociali (ebrei, omosessuali e zingari) venivano trattati con estrema brutalità dalla guardie. Buchenwald venne usato come centro di smistamento per gli ebrei tedeschi arrestati, alcuni venivano mandati ad Auschwitz, altri (una volta eliminati i "soggetti deboli"), venivano fatti lavorare a sfinimento nelle fabbriche e nelle cave di pietra: se un prigioniero era così sfortunato da portare una pietra poco pesante, veniva ucciso immediatamente. Il lavoro si svolgeva sotto i continui abusi degli aguzzini nazisti.
A Buchenwald non esistevano le camere a gas, la gente veniva fatta morire di stenti e di lavoro, l'aspettativa media di vita di un prigioniero era di circa 3 mesi.
Sempre a Buchenwald venne creata una Divisione Medica delle SS che aveva lo scopo di portare avanti ricerche sul tifo e su vari virus.
Esperimenti d'inumana crudeltà venivano condotti sui prigionieri, essi venivano sottoposti ai più inutili e bizzarri trattamenti partoriti dalle distorte menti dei medici. In particolare, questi sedicenti scienziati si accanirono sugli omosessuali, cercando una cura per la loro "malattia". Quando le cavie non servivano più venivano semplicemente lasciate morire.
Giunti al campo i coniugi Koch si dedicarono a mettere al mondo un altro bambino, così come prevedeva la dottrina per le famiglie ariane (avere almeno due bambini). Secondo quanto prevedeva l'etichetta nazionalsocialista, la donna ariana doveva dedicarsi esclusivamente al marito, ai figli ed alla cura della casa; ben lungi dall'accettare questo destino, Ilse troverà nuovi e agghiaccianti passatempi per sopperire alla noia della vita nel campo.
Certo, essere la moglie di un ufficiale superiore aveva anche i suoi vantaggi: Ilse viveva nel lusso più sfrenato, grazie alla posizione del marito, mentre a pochi passi di distanza i prigionieri morivano di fame e di stenti.
Come vedremo più tardi, la cagna di Buchenwald ed il consorte seminarono il terrore nel campo, macchiandosi dei più efferati delitti mai perpetrati. Delitti che iniziavano a essere troppo anche per le alte sfere del Terzo Reich.
I gerarchi nazisti avevano dato ordini ben precisi sull'esecuzione dell'olocausto, autorizzando anche i brutali esperimenti di cui sopra abbiamo brevemente parlato; tuttavia erano anche pronti a rimettere in riga i loro aguzzini troppo zelanti o gli indisciplinati.
Nel 1941 i Koch furono invitati a presentarsi davanti ad un tribunale delle SS per rispondere delle seguenti accuse:
Eccessiva brutalità
Corruzione
Infamia
Un tribunale delle SS che giudica degli aguzzini è un po' come la storia del bue che da del cornuto all'asino; ma a quanto pare le sevizie dei coniugi Koch erano troppo anche per quella masnada di tagliagole e macellai a Berlino. Inoltre le voci sui comportamenti immorali e il fatto che i Koch depositassero del denaro sul loro conto estero in Svizzera, denaro sottratto al Reich grazie alle ruberie di Karl, erano giunte alle orecchie di molti. Karl, infatti, fece costruire un enorme centro sportivo al coperto con un costo di 250 000 marchi; denaro sottratto allo stato ed estorto ai prigionieri con la forza.
Sempre tornando al processo, secondo i giudici: <Una cosa era torturare, percuotere e uccidere la gente; un'altra era divertirsi nel farlo!>. Le accuse vennero fatte cadere; ma Karl venne mandato in Polonia al comando del campo di Majdanek. Ilse, senza la protezione del marito, avviò una serie di relazioni con gli ufficiali del campo e cercò di rigare dritto.
Nel 1944 Karl si riunì con la moglie, ma la sorte aveva voltato le spalle ai coniugi. Karl Otto Koch venne incriminato nuovamente di furto e attività illecite ai danni del Reich, cosa che, per i giudici tedeschi, costituiva un reato peggiore dell'omicidio e della tortura.
Karl cercò di salvarsi avvelenando un testimone chiave, ma non c'era più nulla da fare. Un mattino dell'Aprile 1945 Karl Koch fu trascinato davanti al plotone d'esecuzione e fucilato in quello che una volta era il suo campo di concentramento. Tuttavia la Koch era ancora viva.
Ormai per il Terzo Reich era finita. I soldati russi entravano a Berlino, innalzando la bandiera rossa sul Reichstag. Il 10 Aprile dello stesso anno, gli americani liberarono il campo di Buchenwald, anche se Ilse si trovava lontano a Ludwigsburg.
Ma i prigionieri da lei torturati non erano certo disposti a perdonarla, avevano visto morire il marito, ora toccava alla moglie.
Nel 1947 Ilse Koch, convinta che gli americani cercassero persone più importanti di lei, venne identificata e arrestata.
Il Processo: venne processata a Dachau mentre era incinta di un altro detenuto. Per quattro settimane 50.000 persone testimoniarono contro di lei, presentando ancora i segni della denutrizione e dei supplizi subiti. Quando l'accusa mostrò le foto di mucchi di cadavere nel campo, Ilse gridò: <Bugie! Tutte bugie!> e continuò a negare arrivando al punto di simulare una crisi epilettica. Si levarono molte voci favorevoli alla sua condanna a morte; ma la Corte la condannò all'ergastolo e ai lavori forzati. Nel 1951 venne rimessa temporaneamente in libertà; ma l'evento suscitò uno scandalo così grande che il processo venne riaperto e la Koch venne condannata in via definitiva all'ergastolo.
Morte: Il 1 settembre 1967, dalla sua cella del carcere di Aichach (Baviera), Ilse scrisse un'ultima lettera al figlio Uwe, lamentandosi della sua condizione e sostenendo di essere solamente un capro espiatorio per proteggere le alte sfere delle SS. Dopodiché annodate assieme alcune lenzuola e fissate alla lampada della sua cella, si impiccò. Aveva sessantun anni.
Curiosità
Pur non rientrando nell'organico di quella cricca di assassini che costituivano i sorveglianti dei campi di concentramento, Ilse Koch merita una medaglia al merito della depravazione umana. In tutti i campi.
Sadica, lasciva, crudele e instabile.
Oltre ad avere un numero imprecisato di amanti all'interno del campo di concentramento di Buchenwald, Ilse si dilettava organizzando vere e proprie orge lesbiche con le mogli degli altri ufficiali del campo.
Oltre agli eccessi in campo sessuale, Ilse ebbe tutto il tempo e i prigionieri necessari per sperimentare le sue personalissime tecniche di tortura; si aggirava per il campo con un frustino percuotendo i prigionieri, sguinzagliando il suo pastore tedesco contro le prigioniere e provocando aborti nelle sventurate che erano incinta.
Quando al campo arrivavano dei nuovi prigionieri, Ilse si metteva all'ingresso a seno nudo urlando contro di loro frasi lascive, gli sventurati che osavano fissarla troppo a lungo, venivano ammazzati di botte. Un giorno due prigionieri furono percossi a morte e uno affogato nel fango solo perché avevano fissato la Koch troppo a lungo.
La sofferenza le provocava brividi di eccitazione.
Una volta alcuni soldati si misero a sparare sui prigionieri, Ilse dal canto suo prese una pistola e aggiunse ventiquattro al numero di prigionieri uccisi. Ma presto la Koch toccò il fondo della perversione umana.
Amava decorare la sala da pranzo con teste dei prigionieri decapitati, rimpicciolite grazie all'uso di sostanze chimiche. Inoltre faceva scuoiare i prigionieri che avevano i tatuaggi corporei più belli, con la pelle faceva produrre dei paralumi, delle copertine per le agende, dei portafogli e dei guanti.
Questi "prodotti", confezionati nel Blocco 2, erano scambiati con estrema allegrezza tra gli ufficiali del campo e le loro rispettive mogli, ma la Koch vantava una collezione estesa. Proprio con dei guanti di pelle umana ella si aggirava per il campo infliggendo torture.
Spesso faceva riunire i prigionieri maschi, giovani, nudi nel cortile del campo e con le sue compagne di malefatte si metteva a scegliere quelli coi tatuaggi migliori.
Sempre per placare la sua lascivia obbligava i detenuti a compiere tra loro gli atti sessuali più osceni, mentre lei restava a guardare.
Nemmeno il marito Karl era uno stinco di santo.
All'interno del campo aveva fatto installare un mini-zoo con le gabbie degli orsi esposte verso il recinto dei prigionieri, qui dentro, una volta al giorno, ci finiva un ebreo che sfamava le fiere; mentre le aquile beccavano le ossa ripulendole.
Conclusioni: La storia ha partorito un numero infinito di rifiuti della società, assassini, tagliagole e sadici pervertiti; pochi riuscirono ad eguagliare in efferatezza i coniugi Koch, anche all'interno delle disumane realtà dei campi di concentramento o dei gulag sovietici.
La Giornata della Memoria non esiste solamente come una serie di documentari che elenca in loop il numero dei detenuti uccisi da un regime tutt'altro che illuminato, ma esiste anche per ricordare al mondo di come pochi assassini si attribuirono il diritto di decidere sulla vita e sulla morte di un essere vivente, considerato inferiore solo per motivi legati alla razza, alla discendenza o al modo di vivere la propria vita sentimentale.
La Giornata della Memoria non è solo la giornata relativa all'Olocausto, ma è anche il monito alle generazioni future affinché simili atrocità non vengano mai più perpetrate. Mai più torture, mai più pulizie etniche, mai più violenze indiscriminate.